...Atterraggio!

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/6/2010, 22:13

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

Che caldo, quel pomeriggio. L'acqua del mare invitava a un tuffo rinvigorente, parlando con il suono ammaliante di una risacca placida e tranquilla. Il sole era meno caldo ed aggressivo in confronto a poche ore prima, ma la malinconica luce di un tramonto prossimo a venire era ancora piuttosto incisiva, e poteva ferire gli occhi. Veniva voglia di fuggire nelle profondità marine, rifugiarsi nell'acqua che diveniva ben presto molto profonda, a poca distanza dalla riva. Ma come suol dirsi, "qualcosa stava per cambiare".
In principio, un schiocco; simile al suono di un osso che si spezza.
Effettivamente qualcosa si era rotto, ma andava ben oltre le mere concezioni materiali. L'armonia, si era spezzata, e forse qualcos'altro, come fu possibile notare qualche istante dopo.
A circa tre metri di altezza, poco più indietro della linea di battigia, il paesaggio si lacerò. Un vero e proprio taglio aveva cominciato a percorrere l'aria in verticale, strappandola come un arazzo, come se fosse stata piatta e tangibile. Quando questi raggiunse la ragguardevole lunghezza di un metro, cominciò anche ad allargarsi, facendo filtrare da quella che era una vera e propria "ferita nel tessuto della realtà" una moltitudine di suoni cacofonici ed indistinguibili, insieme ad un bagliore pulsante rossastro e malsano. Se qualcuno avesse mai assistito a quello spettacolo, avrebbe pensato che il cielo era stato appena pugnalato, e sanguinava e urlava in lingue sconosciute.
Il grido del cielo, simile ad un ruggito demoniaco costante e sordo, preannunciò una figura inerme dalle fattezze umanoidi che scivolò rapidamente attraverso lo squarcio, cadendo con un sonoro tonfo acquoso nelle poche decine di centimetri di profondità del mare più prossimo alla riva.
Osservando con più attenzione si poteva identificare la figura come appartenete alla razza umana, ben abbigliata di camicia bianca e pantaloni di pelle nera con stivali di cuoio, seminascosti da diversi pezzi di armatura dello stesso materiale perlopiù. Sul braccio sinistro uno scudo di legno, sulle spalle un mantello da viaggio marrone scuro, al fiancosinistro una spada ben lucidata e sulla schiena uno zaino di cuoio in cui dovevano essere stipati molti effetti, a giudicare dal suo volume.
La figura indugiò immobile nell'acqua per diversi secondi, quelli che furono necessari allo squarcio per collassare su se stesso accartocciando la linea di cui era composto, e così richiudendosi, diventando sempre più piccolo; fino al punto in cui con un suono deflagrante sparì alla vista, così com'era apparso.
L'acqua ora non rifletteva più quella luce caotica e disarmonica, l'andare e venire delle onde non subiva più il controcanto di quel fenomeno così raro e particolare. Qualcosa però era rimasto: non era visibile, ma se un mago avesse voluto, quella sensazione elettrizzante di una grande quantità di energia aleggiante nell'aria sarebbe risaltata anche ai suoi occhi.
Era rimasto anche l'umano, che con un suono lamentoso provò ad issarsi su, posizionandosi prima su un fianco e poi in ginocchio. I suoi lunghi capelli biondi in gran parte appesantiti dall'acqua salina sgocciolavano sulle sue ginocchia, nascondendogli il volto ed impedendogli così di vedere, di realizzare che forse era giunto a destinazione. Iko però non aveva parlato di niente di così traumatico, e soprattutto doloroso! Ora che ci pensava, non aveva mai provato così tanto dolore in vita sua.
Quando la sua testa fu finalmente in grado di mettere due pensieri sensati in fila all'altro, cominciò a provare il desiderio di dare un'occhiata al postaccio in cui doveva essere capitato. Imprecando, si scostò i capelli dagli occhi, e le sue iridi cominciarono a sondare i dintorni.
In quel momento guardava verso la riva, e non gli fu affatto difficile notare in lontananza le sagome di diversi edifici, che probabilmente costituivano una città, dominati da un imponente castello che si stagliava al di sopra di tutto. Più in là foreste e boschi in discreta proporzione, confortante per lui, ed ancor più lontano anche delle montagne.
Come ipnotizzato, si erse sulle gambe e stette immobile ancora per un pò, in un'attesa necessaria al suo corpo provato, anche se da qualcosa che non seppe definire. Stranamente nella sua testa rimbombava un messaggio trionfante. Urlava di essere vivo, e la cosa gli sembrava bizzarra proprio perché non gli sembrava che fosse stato messo in dubbio, come concetto. Sollevò il braccio sinistro, guardò il palmo aperto della sua mano. Si, era vivo; perché doveva gioirne di quella sensazione selvaggia e così estranea? Ruotando la mano, il dorso della stessa gli mostrò il marchio di Panon, una sorta di stella nera le cui sei punte erano in realtà delle piccole torri stilizzate, con tanto di merli. Per scrupolo tentò di percepirne il potere magico, ma l'individuazione non andò a buon fine. Non percepì nulla, oppure non ne era più capace, ma la cosa al momento gli sembrava così insignificante e futile che lasciò direttamente perdere, muovendo i suoi primi passi fuori dal velo acquoso che stava cominciando a diventargli fastidioso.
Sono... arrivato? Disse con voce fioca, quasi assente. Non sapeva perché, ma tutto di quel posto, anche la stessa acqua, gli lanciava il messaggio che qualcosa era andato storto.
C***o. Disse finalmente Furius -questo il suo nome- dopo un silenzio interminabile.
Me**a! C***o! Porca miseria! Continuò poi, stringendo con rabbia il pugno destro in una chiara espressione di risentimento.
Sia maledetta quella p*****a bal***cca di Rahs! Maledizione!! Maledizione!!! Proseguì l'umano, sfogando la sua strana ira sferrando calci all'acqua in cui era immerso, contribuendo ad inzuppare il suo equipaggiamento. Dopo una discreta serie di pedate gratuite ed altro sproloquio blasfemo nei confronti di divinità quasi sicuramente sconosciute per quella realtà, Furius sembrò calmarsi, liberando il braccio sinistro con un gesto violento che fece finire lo scudo in acqua. Prendendosi il volto tra le mani erano ora visibili solo i suoi occhi sbarrati, latori di una strana luce.
E'... tutto sbagliato! Tutto!
Si, decisamente qualcosa si era appena spezzato.
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 19/6/2010, 22:45





image



Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







Sorride, mentre fa qualche passo sinuoso sulla sabbia.
È sola, eppure non resiste a quei movimenti ondulatori e seducenti che la contraddistinguono. È un’attrice che ormai sta per essere posseduta dal proprio personaggio. È una margherita travestita da rosa che non riesce più a liberarsi dei petali scarlatti.
E non le dispiace affatto.

La chiamano la Rosa
E tu non potrai mai capire il perché.
Non sai nulla di rose rosse, di mani tese, di occhi che guardano le radici.
Non sai nulla di favole raccontate in piena notte, quando dovremmo dormire, e invece dobbiamo morire e quindi nessuno ci punirà perché a tutti è dato un ultimo desiderio.


*Ma tutti sanno che è una specie di prostituta.*


Le ritornarono allora in mente le parole della donna incontrata nel salone, Andais.
Come mi indicano, guardali. Guarda le loro donne come mi fissano.
E allora mi avrebbero rispettato, solo perché avrei sorriso loro con rispetto e non con scherno.
Solo perché non mi sarei fatta i loro uomini, quegli stessi uomini che ora mi insultano con il loro ben sperimentato piacere.
Vi piaceva, vero, quando questa prostituta vi ha offerto ciò che volevate?
Già. E tu non potrai mai capire il perché di tutto questo. E nemmeno loro. Nessuno.
Perché loro sentono la vita, credono di rubarmela con il calore di una notte. Ma non c’è più vita da rubare. Non c’è più onore. Solo i ricordi, solo le Voci. E solo i morti vivono di ricordi e di voci. E tramite essi tentano di tornare indietro. Sì, come me, con la disperata speranza di trovare un giorno un appiglio con cui tornare.


*Che ha ottenuto le sue cariche in cambio del suo corpo.*

Tutti sanno che il re non può essere mangiato.
Tutti sanno che una volta caduto è scacco matto. Ma non sanno cosa succederebbe. Io ho visto un re cadere, nel mio piccolo, s’intende. Un re per me importante. È morto. La regina l’ha incastrato nel suo piccolo angolo. E la partita è finita. È morto.
E con lui tutte le pedine, fine partita. Fine per tutti. Addio.
Quando muore il re non si può tornare indietro.
E per farlo salgo sulle spalle di molti uomini che non si rendono conto della loro fortuna. Mi farei la torre e l’alfiere se necessario. Per tornare a vivere.

Mi guardano e ridono. Che facciano pure. Non negherò ciò che è evidente. Torneranno, domani, allo stesso modo di sempre. Strisciando, sbavando, chiederanno ancora di me e pronunceranno il mio nome con la dolcezza che odio. Cercando di circuirmi. Pensando che ci caschi.
Ha un passato che la perseguita, signore?
Un abisso. Orrido. Immenso?
Dove sprofondi ogni giorno, senza poterti rialzare, senza prendere fiato.
Forse no.
Sì, vorrei farti del male, ora, lo ammetto. Ma so di non poterti toccare. Mi hai colpito, colpito al cuore, colpito nell’unico luogo in cui lei, con la sua mano bianca e il suo nastro rosso, ancora riposa. In cui una fanciulla di una vita che fu dorme assopita nel suo letto, non si sveglierà, non vedrà nulla. Nell’unico luogo in cui è viva.
E pagherai per questo.
Non posso colpirti. No. Non ancora. Ma voglio farti soffrire, il più possibile. Voglio che tu senta il mio odio abrasivo sulla tua pelle, soffocante. Come la morte. Darò anche a te un biglietto per l’inferno. Ma il tuo sarà di andata e ritorno. Non ti senti fortunato?
Innanzitutto ti renderò come me. Basterà tendere il braccio, e guardarti, perché la mia forza ti raggiunga. Sarai paralizzato. Ironico no? Paralizzato dalla puttana. Sotto gli occhi di tutti. Tu che ami tanto la riservatezza.
So che se mi tocchi puoi sentire quello che sento. E allora faremo un giochetto. Ti toccherò e riverserò nella tua testa ogni cosa che provo. Attraverso le labbra. Ti riverserò addosso la mia realtà. Mani bianche e nastri rossi.
Sarà questione di pochi secondi. Ma voglio scottarti. Nell’anima. Come hai fatto tu con me.
Che dici, ti piacerà?
Sotto gli occhi di tutti.
Ti piacerà?
Mia vittima come tutti gli altri.
Ti piacerà?
O riuscirai a sfuggirmi?

Voci. Non le sue, ovviamente, interruppero il suo flusso psicopatico di pensieri.
Voltò la testa, in direzione delle parole che udiva. Nell'acqua vedeva un individuo agitarsi e prendersela con qualcuno. Di invisibile, evidentemente.
Si portò una mano sui capelli, scosse la testa e si prese una ciocca rossa tra due dita affusolate. Gli occhi ritornarono sull'individuo.
Aveva bisogno di una distrazione.
Per questo, con falcate rapide, da danzatrice, si avvicinò all'uomo.
Si fermò a debita distanza, ad un pelo dall'acqua, rimanendo sulla sabbia. Fissando l'uomo, eterea, dall'alto.

«Cosa è sbagliato?»

Cinguettò.





______________________________






Status mentale: sereno - lucido
Status Fisico: illeso.
Armi: nessuna tra le mani; falce tramite evocazione.


Edited by [». L e i l a ~.] - 20/6/2010, 00:09
 
Top
view post Posted on 22/6/2010, 22:56

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

Preso com'era a bestemmiare ed imprecare per un destino della cui entità non era neanche lontanamente conscio, Furius non si era minimamente accorto della strana presenza che stava facendo il suo ingresso in quella scena. La figura, che definire leggiadra sarebbe stato un diminutivo, era completamente sfuggita ai sensi di un Esploratore che, molto semplicemente, era troppo impegnato a far valere il suo ampio repertorio di maledizioni sul silenzio di quel luogo.
Una volta che questo conobbe anche il suono della voce della ragazza, Furius si bloccò, facendo scivolare le mani dal suo volto quel tanto che gli bastava a consentirgli una visuale più ampia, facendo dardeggiare i suoi occhi e conficcandoli in direzione della nuova arrivata con un moto che poté sembrare assassino.
Il tempo di sbirciarla per qualche istante da dietro le sue mani, e Furius calò definitivamente la sua maschera di falangi, interrompendo il contatto visivo e ponderando la richiesta della ragazza, a cui seguirono parole altrettanto calme e riflessive, nettamente in contrasto con quelle che fino a pochi secondi prima avevano avuto origine dalle sue labbra.
Per prima cosa, il fatto che io sia qui. Disse, il giovane umano, con una frase che -c'era bisogno di dirlo- sarebbe stata l'unica di quella frazione di discorso ad essere veramente rivolta alla sconosciuta, perché quello che seguì era in effetti un monologo.
Il collegamente era senz'altro corretto, ma ignoriamo se abbiamo sbagliato qualcosa, se abbiamo infranto delle regole o non abbiamo rispettato precetti di cui, in effetti, eravamo all' oscuro. Proseguì, abbassando lo sguardo e mettendosi a braccia conserte in una chiara espressione di meditazione.
Dopotutto anche quei luoghi, essendo parte del Creato, sono sottoposti a delle regole... Oppure no? Sollevò il volto, illuminato da chissà quale improvviso lampo di comprensione. A quel punto Furius prese a carezzarsi la corta barba che copriva il suo mento, cercando di connettere informazioni e supposizioni nel tentativo di comporre un quadro più chiaro della situazione.
Potrei sbagliarmi sia su questo punto, sia valutando l'identità del passaggio. Può far parte dell'opera di Verità una cosa del genere, al confine con la concezione di ciò che è e ciò che non è? Prese a camminare in tondo nell'acqua, accompagnando ogni parola con un lieve sciabordìo.
Mi sembrava reale, ma invero è irreale pensare che esistano cotante realtà differenti. Che il Padre non abbia creato solo ciò che conosciamo? Che Verità e Menzogna... Arrestò il suo passo, sgranando gli occhi. Si sarebbe potuto pensare che il giovine fosse nel bel mezzo di una crisi mistica, ma terzi che avrebbero eletto a loro teoria un pensiero del genere sarebbero stati in errore. Purtroppo per lui, Furius sapeva ciò che diceva, ed in quel momento non si poteva minimamente curare di ciò che passava per la testa di persone che non erano lui. Chissà invece se la tizia aveva avvertito la consistente presenza di una grande quantità di magia nell'aria?
Per i Dodici... Che Materia e Nulla siano una goccia in un oceano? Non credevo che fosse una cosa di tale portata...
La mente del ragazzo lavorava a pieno regime, al punto che alcuni ingranaggi avevano cominciato a gemere, indignati della tensione a cui erano stati sottoposti. Non era abituato a pensare di dover stravolgere completamente le nozioni di cosmologia che aveva appreso, ed anzi stava cominciando a chiedersi se non fosse il caso di riscrivere da capo decine e decine di tomi che trattavano l'argomento. La sua mente si corrugò nello sforzo di portare avanti quel giudizio, e per sfogare la tensione riprese a camminare implacabile disegnando una scia nell'acqua.
Paradossale poi il pensare che sia possibile raggiungere realtà differenti attraverso canali dalla direzione prestabilita... Certo è che la logica di tale pensiero mi sfugge ancora... Nuvak, donami il raziocinio d'acciaio, perché... Perché... Porca miseria! Sul De Veritas non c'era scritto niente del genere! Esplose all'improvviso Furius, con tono di voce indignato. Poi si rivolse alla ragazza, voltando la faccia di un quarto di giro in sua direzione e puntandole contro un dito.
In secondo luogo non introducetevi così all'improvviso, pronunciando candidamente e con leggerezza domande tanto complicate! Il tono del ragazzo forse era leggermente accusativo, ma in cuor suo sapeva che in confronto a ciò che era successo la ragazza non aveva alcuna colpa. O al limite, l'unico sbaglio che aveva commesso era l'essere spuntata fuori al pari dell'imprevisto che Furius aveva subìto, un Furius che ora ritornava a parlare tra sé e sé borbottando frasi sconnesse, facendo ricadere il braccio e recuperandolo solo per tornare ad accarezzarsi il mento in preda alle sue considerazioni.
Non comprendo ancora appieno l'entità del danno, ma è successo qualcosa di estremamente grave.

Edited by Furius from the Dawn - 23/6/2010, 00:19
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 23/6/2010, 15:56





image



Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







Cosa provi vedendo il tuo futuro, il tuo presente, il tuo passato?
La speranza non può morire, vero? È questo che pensi.
Cosa pensi farò, ora? Continuerò a recitare la solita parte, come un’immagine che si ripropone all’infinito.
I suoi occhi smeraldini seguivano i movimento dell'uomo nell'acqua, le parole le giungevano alle orecchie come gocce cristalline. Inutile dire che quel ragazzo, ad un certo punto, si era messo a blaterare. Si era sempre chiesta perchè le persone si ponessero così tanti interrogativi e perchè non accettassero mai le cose come vengono. Perchè crucciarsi così tanto? Perchè sforzarsi invano di trovare delle risposte?
Perchè semplicemente non fare buon viso a cattivo gioco?

Gli occhi tornano su di lui.
Perchè Afrodite era colei che osservava.
Amava osservare, puntare gli occhi sulla gente, una persona alla volta, e chiedersi cosa nascondesse. Tante volte trovava solo banalità. Perché sì, erano tutti così inutilmente banali. Ma talvolta aveva qualche interessante sorpresa.

I suoi occhi.
Sembravano voler dire guardami.
Guarda e immagina ciò che potrei farti ora, e poi, nel buio. Diventerò la tua ossessione, per tutta la sera. Diventerò il tuo sogno ricorrente. Sarà bello. I miei lo sono molto meno.
Forse non mi vuoi affatto. Non è importante. Saprò trovare il tuo punto debole. E ci metterò le dita, una per una, finché la ferita non sarà abbastanza larga da essere incurabile. E profumata di rosa. E irta di spine.
E sai una cosa? Sì, certo che lo sai.
È d i v e r t e n t e.

Ogni bacio è un piccolo passo zoppicante che mi ancora a questa realtà. Calda. Sudata. Luminosa. Brutale. Preferibile. Ogni carezza è aggrapparsi alle pareti scoscese della ragione, per non sprofondare nel baratro dai bordi lisci e senza uscita, per non finire in un pozzo ricolmo di acqua avvelenata. Tu non puoi saperlo. Tu non puoi sentire quello che io sento, i sussurri alle porte della coscienza, le mani che si insinuano tra i cardini della veglia, che attraggono le tue membra verso il sonno e l’assenza.
Queste notti, sono un gioco tra la vita e la morte. Segnano il nostro tempo, che fugge danzando. E presto sarà giorno. E lentamente muori, senza accorgertene.



Ti piace?
Muori e la tua coscienza si assenta per un istante.
Muori e il mondo intorno a te cessa di esistere.
E ci sono solo ricordi.
Solo sensazioni.
Gocce di pioggia sulla pelle.
Niente fame, niente sete.
Ti pare di essere in paradiso.
Ma poi ti accorgi di essere vivo.
E torna il silenzio.




«Stai blaterando.»

Lo interruppe d'improvviso.
Sorrise suadente, le dita che giocherellavano tra i capelli.
Avanzò di qualche passo e i piedi nudi sfiorarono l'acqua fredda.
Con una mano delicata sollevò la gonna candida della veste, quel tanto perchè non potesse bagnarsi.
Si stava pericolosamente avvicinando. Cosa aveva in mente?

«Qual'è il tuo nome, straniero?»


______________________________






Status mentale: vagamente divertito
Status Fisico: illeso
Armi: nessuna tra le mani; falce tramite evocazione.


Edited by [». L e i l a ~.] - 23/6/2010, 19:57
 
Top
view post Posted on 23/6/2010, 22:45

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

La sua riflessione stava procedendo piuttosto spedita. Forse con un pò di tempo ed il consulto di un paio di libri sarebe riuscito a delineare la sua condizione attuale, perché per allora poteva andare avanti solo con semplici congetture. Il ragionamento venne però interrotto dalla ragazza, con una frase che punse fastidiosamente diverse parti di lui.
"Stai blaterando"?! Fece eco la mente di Furius, mentre sollevava uno sguardo dapprima incredulo e poi contrariato verso la ragazza. A contribuire all'avversione dell'umano vi era il disturbante sguardo della sua interlocutrice, sorrideva e giocherellava con le dita tra i capelli. Quella figura magnetica, dall'aspetto autoritario... Sembrava voler scrutare i meandri del ragazzo, e la cosa gli procurava un immenso fastidio. Gli dava l'impressione che volesse studiarlo pian piano in modo che il divertimento potesse durare più a lungo -ed ecco che si avvicinava per guardarlo meglio-, che fosse diventato una sorta di fenomeno bislacco che avesse appena incrinato il noioso ordine delle cose, infrangendo prepotentemente l'ordinarietà. Ma dopotutto...
Non sono io che sto parlando a vanvera, milady. Disse Furius effettuando un passo indietro nell'acqua, codificando il desiderio di voler mantenere le distanze e -sperava- rimandando la ragazza al fatto che poco prima si era rivolta a lui con un tono decisamente confidenziale e fuori luogo. Si era appena sforzato di sembrare educato, utilizzando comunque un tono piuttosto stizzito.
Siete voi che non siete in grado di comprendere le mie parole.
Ovviamente. Disse di rinforzo una voce nella sua testa.
Furius era piuttosto irritato. Chi era, così all' improvviso, quella ragazza così strana, che oltretutto si permetteva di mettere in dubbio le sue parole? Non era nel suo modo di fare essere così caustico e difensivo, ma si era reso conto che la presenza della rossa lo metteva estremamente a disagio. Era sicuro che dopo quella reazione la ragazza avrebbe sorriso ancora di più, accentuando il suo astio, eppure non voleva far decadere la possibilità di un dialogo, nonostante per un pò avrebbe mantenuto quello schermo spregevole. In quel momento era tentato di non rivelare il suo nome. Troppe, troppe cose del suo mondo gli suggerivano di non concedergli proprio quel vantaggio.
Il mio nome però... Credo di non ricordarlo. Il suo tono era basso, e l'illusione era appena coadiuvata dal fatto che ridusse gli occhi a due falci di luna, facendo vagare lo sguardo verso il basso. Convincente o meno, ma ne dubitava seriamente, la rossa per allora si doveva accontentare di quello.
Come se nulla fosse, Furius risollevò gli occhi verso il volto di lei, mai fermi, perché impossibilitati a trattenersi su un dettaglio di esso. Semplicemente, non ci riusciva.
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 24/6/2010, 10:15









Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







Avrebbe potuto dirle mille cose, avrebbe potuto supplicarla, o semplicemente agire. Avrebbe potuto possederla lì, sulla spiaggia, o voltarle le spalle. Avrebbe potuto domandarle il potere, rubarle il suo segreto o ben altro. Avrebbe potuto negarla, addirittura colpirla.
Perchè l'idea di concedersi un'altra possibilità, per quanto inutile, le piaceva? La intrigava. La divertiva. La faceva sentire amata. Per quanto questo fosse al tempo stesso facile e impossibile.

Socchiuse gli occhi, e per i primi momenti non rispose, nè sorrise.
Percepiva l'aura magica che avvolgeva quell'uomo, si contorceva e si espandeva come un elastico nell'ambiente circostante. Sraebbe stavo divertente duellare con lui, un giorno.

«Niente nomi.
Due perfetti sconosciuti che attendono di scoprire cosa ha in serbo il destino per loro.
Mi piace


Rise piano, di gola, facendo ancora un passo e giocando con la trasparenza delle vesti leggere.
A quel punto avrebbe dovuto sorridere maliziosamente, com'era suo solito.
Ma lui si aspettava proprio questo e non voleva dargli soddisfazione.
Battè le ciglia. Gli smeraldi dei suoi occhi sembrarono sciogliersi e fondersi tra loro, creando l'iride più bella mai vista. Le lunghe ciglie nere contornavano il suo sguardo e il contrasto con la folta capigliatura rossa le dava un aspetto da ninfa infernale.

«Ma io non sono una donna come tutte.
Solo un abile cacciatore saprà cogliermi senza ferirsi.»


Il suo tono era stato dolce, accattivante.
Fosse stato un altro uomo, un altro luogo, si sarebbe avvicinata con passo felpato, gli avrebbe poggiato le mani sul petto, sussurrando languidamente che avrebbe potuto aiutarlo lei a ricordare il suo nome.
Ma oggi no.
Rimase dov'era, la veste bianca che frusciava leggermente sull'acqua.

______________________________






Status mentale: divertito
Status Fisico: illeso
Armi: nessuna tra le mani; falce tramite evocazione


 
Top
view post Posted on 24/6/2010, 16:42

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

Niente nomi, corretto. Finché non ti giudicherò diversamente da come lo sto facendo adesso, te lo puoi solo sognare.
Due perfetti sconosciuti, esatto. E finché non ti toglierai quella parodia di sguardo rapace dal volto rimarremo tali, mia sconosciuta dama.

I suoi occhi si strinsero un poco, quando la rossa lo provocò facendo un altro passo verso di lui.
A quel punto fu impossibile non guardarla negli occhi.
Erano meravigliosi. Vere e proprie gemme, del colore delle selve che non avevano mai conosciuto la presenza dell'uomo, a cui era interdetto il loro splendore. Le foreste elfiche di Firendhol avevano quella bellezza, e poche altre. Molte di esse comunque erano popolate da Guardiavia pronti a crivellare di letali freccie di fattura del popolo di Areldar i visitatori che non erano stati invitati. Così pure, incontaminate e ricche di splendori quelle terre, che potevano rivelarsi una trappola mortale per chiunque non fosse stato degno anche solo di sfiorare una fronda. Gemme, erano; quegli occhi ricordavano all'umano delle pietre molto rare, perfettamente sferiche e levigate e dal valore mondano e magico molto elevato. Si diceva che quando lo spirito delle sue terre piangeva, quà e là nelle terre di Elavistol nascevano delle...
...Lacrime di Elavia. Disse Furius con un filo di voce, un pensiero sfuggito alla sua mente che si era guadagnato la libertà attraverso le sue labbra. Scosse la testa, deciso a riprendersi da quell'attimo di debolezza. Di sicuro alla rossa non mancavano i complimenti, e non aveva intenzione di aggiungersi anche lui alla glorificazione della bellezza della ragazza, nemmeno per errore. Frattanto, essa parlò, e le sue parole lo riportarono sui binari che aveva percorso fino a quel punto.
"Una donna come tutte"? Furius si trattenne dall'emettere un verso di dispregio. A quanto pare la consapevolezza di essere una bellissima creatura di Ashanna gli aveva dato leggermente alla testa; dal canto suo invece, Furius disprezzava gli arroganti ed i presuntuosi.
Con un sospiro di chi dice <ci rinuncio.> Furius distolse lo sguardo senza alcuna difficoltà. "Solo un abile cacciatore saprà cogliermi senza ferirsi". Che fosse stato uno sfacciato invito o stesse dicendo che doveva in qualche modo guadagnarsi il nome della ragazza, tutto quello lasciava Furius impassibile. Aveva altro da fare, che "cogliere il fiore di una ragazza", e sapeva benissimo che con lui quella rosa non avrebbe trovato terreno fertile. Mosse un passo, poi un altro ancora in direzione della spiaggia. Passò accanto alla rossa ed anche oltre, senza degnarla di uno sguardo, ma nel mentre parlò.
Saperlo mi è indifferente. Sono un cacciatore solo per necessità, non per diletto. E soprattutto non sono un giardiniere... Disse con una nota di sarcasmo, senza voltarsi. Non sentiva il bisogno di valutare un'eventuale espressione della ragazza che gli avrebbe arrecato soddisfazione, anche perché non aveva parlato con quell'intenzione.
Raccolse il suo scudo, e raggiunta la sabbia asciutta lo depose su di essa insieme allo zaino, cominciando a tirare fuori le cose presenti in maggior numero e volume di spazio occupato.
Una volta inginocchiatosi accanto al suo bagaglio i suoi indumenti bagnati si sporcarono di sabbia, ma Furius sembrò non curarsene minimamente. Innumerevoli libri fecero capolino da dentro lo zaino, per poi essere depositati ed aperti con cura cercando di sfogliare le pagine appiccicate tra loro, in modo che si asciugassero al sole senza danni. Erano tutti libri dalla copertina piuttosto semplice, perlopiù di carta rigida e solo in alcuni casi di pelle o cuoio, e questo poteva far pensare che fossero volti più al loro contenuto, che non all'aspetto. Avvicinandosi, e con un pò di attenzione, si poteva provare a leggere il loro titolo nel momento in cui l'umano li tirava fuori prima che li aprisse e li deponesse sulla sabbia calda, insieme ad un curioso stemma impresso sulle prime pagine.
Per allora sembrava che altro non importasse all'umano, a meno che la ragazza non fosse riuscita a risvegliare il suo interesse, nel bene o nel male.

SPOILER (click to view)
Con un buon occhio, e prendendosi il tempo di leggere il titolo dei libri, le pagine rivelano queste parole:

L'Arte

Sulla chiusura del Nodo del Caos
Tratto da appunti e considerazioni di Telemaco dei Ghiacci, Gran Maestro dell'Accademia delle Arti Arcane e ed Arcimago di Elavia

Breve storia della Magia, delle sue forme e di come sia cambiata nel corso dei tempi

Del Nulla e di coloro che lo servono

Arcana Sapientia: Gli Elementi

Frammenti di Hildebrand

Su Demetrius - Trascrizione di un Discorso di Keil Feyrbrand

Calliphone Rachaelis

Allieva Aeromante dell'Accademia delle Arti Arcane
-

L'Arcanista e lo Schieramento Armato

Talan "Marcus" Feuer

Piromante dell'Accademia delle Arti Arcane
-

La Realtà e la Creazione

Codice

Creato da Daiamon e Nuun



La maggior parte dei libri nelle prime pagine mostra un curioso disegno, a colori o meno, di sei falci di luna che si intrecciano in cerchio con le punte verso l'esterno.

image



Edited by Furius from the Dawn - 25/6/2010, 00:42
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 25/6/2010, 11:52









Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







Il giovane uomo infine si costrinse a guardarla negli occhi.
E ne rimase ammaliato.

Nel suo sguardo leggi la regola antica del sangue e della morte, leggi il sapore dell’odio e la melodia della vendetta. No, non c’è più niente di infantile in lei, niente di ignaro o ingenuo. Non spiegherà mai il motivo del suo intimo tormento ad alcuno, ma la voce che urla nella sua mente ogni notte le impone sacrifici, le impone di lottare, di vedere, di sapere, di non dimenticare. Ne ha fatto una creatura indomita e ribelle, una guerriera temibile e sanguinaria, che non conosce la clemenza e non si arrende fino all’ultimo respiro.

Nei suoi occhi brillava l’ironica rivalsa di una donna che non avrebbe più chinato il capo. Di una donna che riteneva di poter maneggiare il coltello dalla parte del manico, o quanto meno di sapere come non tagliarsi con la lama.

CITAZIONE
...Lacrime di Elavia.

Aprì la bocca istintivamente, per chiedere di cosa stesse parlando, ma lo vide scuotere la testa, come se le parole di poco prima gli fossero sfuggite inconsciamente. Strinse le labbra e rimase ad osservarlo.
Afrodite era consapevole di essere una splendida creatura, colma di grazia e sensualità. Ciò traspariva dalla sicurezza dei suoi gesti, dalla leggiadria con cui si fendeva l'aria. Una bella donna dovrebbe essere sempre consapevole di esserlo. Non c'era cosa più orrenda dell'insicurezza dettata dal proprio aspetto.
Immersa in quei pensieri, si accorse dopo pochi minuti che l'uomo l'aveva superata, passandole accanto; la leggera brezza creata dal suo passaggio le lasciò ondeggiare ciocche leggere di capelli nel vento, mentre la donna si scostava un ciuffo ribelle dalla fronte.

Alla battuta del "giardiniere" un impercettibile sorriso divertito le si dipinse sul volto. Era raro che Afrodite sorridesse davvero, di cuore, e lo sconosciuto alle sue spalle non avrebbe goduto di quello spettacolo.
La donna si voltò, incrociando le braccia sotto al seno e seguendo con lo sguardo i movimenti di lui, che iniziava a tirar fuori una serie di oggetti dal suo zaino.
Fu impossibile non notare la quantità di libri con cui viaggiava.
Afrodite fece un passo di lato, poi un altro, uscendo dall'acqua e portandosi sulla sabbia; allungò lo sguardo nell'intento di leggere i titoli di quei volumi.
Riuscì a leggere solo una serie di parole dei vari titoli, il disegno che faceva capolino dalle prime pagine la rese certa del fatto che tutti quei libri parlassero di...
«Ti interessa così tanto la magia?»
Domandò infine, alzando lo sguardo sull'uomo.

______________________________






Status mentale: Interessata - Incuriosita
Status Fisico: illeso
Armi: //


 
Top
view post Posted on 25/6/2010, 16:51

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Val Karel]

Con un impercettibile sospiro di sollievo, Furius smise di dedicare tante attenzioni ai suoi libri. Finalmente sembrava che quella sorta di duello muto fosse terminato, o quantomeno che avesse trovato una tregua, con le parole della ragazza. Infatti stavolta non erano simili a quelle che aveva utilizzato fino a poco prima, e nonostante continuassero ad essere piuttosto informali e confidenziali non arrecarono fastidio alcuno a Furius.
Si voltò verso la ragazza con un sorriso appena abbozzato, che tuttavia si allargò quando notò che lei si era sporta leggermente pur di osservare meglio i libri, evidentemente incuriosita.
Sembrerebbe proprio di si; voi che dite? Rispose il ragazzo, trattenendo una breve risata. Poi diresse il suo sguardo davanti a sé, rievocando nozioni che aveva imparato su quegli stessi libri.
"L'Arte è l'abilità di catalizzare, incanalare e forgiare l’energia emanata dalle vibrazioni dell’Onda Primordiale in maniera stabile." Recitò a memoria, per poi far tornare i suoi occhi sul volto di lei, perché ancora non riusciva a focalizzarsi sui suoi occhi.
Mi interesso molto a questo argomento, più o meno da quando qualche anno fa ho cominciato ad avvertire le vibrazioni descritte nella definizione. Distolse di nuovo lo sguardo, un pò perché non riusciva a sostenere quello della ragazza, un pò perché venne condizionato dalle sue nuove parole, così che il sorriso che aveva sulle labbra morì.
Ma qualcosa mi dice che non ne sono più capace. Ruotò la mano sinistra così che gli mostrasse di nuovo il marchio di Panon. Non percepisco più quel brivido lungo la schiena, quella sensazione inebriante di Potere. Qualcosa è andato storto anche in questo senso...
Detto ciò sbuffò piano, mentre si sollevava in piedi e dava un'ultima occhiata ai suoi cimeli, prima di decidersi a voltarsi e guardare definitivamente in volto la sua interlocutrice, non ancora negli occhi.
Non posso accedere agli studi dell'Accademia delle Arti Arcane perché faccio già parte di una Corporazione... benché l'abbia quasi abbandonata... Però possiedo ancora questi libri che mi ha prestato l'Accademia stessa. Disse Furius posizionando le mani sui suoi fianchi, con un tono stranamente orgoglioso. Come se stesse riproducendo i gesti ed il modo di parlare esagerati di un attore sul palco, l'umano voltò il capo verso destra mostrando solo metà volto alla rossa, chiudendo gli occhi per aumentare quell'illusione di serietà e compostezza. Per fortuna, nonostante i Regi decreti mi impediscano di fare ciò che voglio, le Corporazioni sono ancora disposte a cedere un pò della loro conoscenza. Quindi mi sono prefissato un obiettivo... Continuò, facendo decadere lentamente il tono della sua voce ed aprendo l'occhio sinistro per sbirciare l'espressione della ragazza.
Voglio studiare da autodidatta per diventare un Mago. I meccanismi dell'Arte non mi sono ignoti, ma mi manca ancora la pratica della manipolazione.
Non ho mai desiderato qualcosa tanto ardentemente.
Sospirò ancora, mentre si voltava a guardare il mare, ed il suo sguardo si indurì. Altri, ennesimi ricordi di parole lontane lo avevano portato ad odiarlo, con il tempo. Se qualcuno mai in sua presenza avesse detto di amare il mare per questo o quell'altro motivo, Furius gli avrebbe sbattuto in faccia una realtà ben diversa da quella che chiunque altro portava nel cuore.
Tanto, se ho ragione su ciò che penso suppongo di avere tempo a sufficienza.
Solo allora pensò che forse aveva parlato troppo. Non aveva detto nulla di effettivamente importante però, e per allora la ragazza sembrava decisamente più trattabile. Forse era stato proprio questo ad aprire il sifone delle sue parole, ma ora desiderava ascoltare anche lui qualcosa di diverso da provocazioni e frasi da guerra fredda.
E voi Milady, vi interessate della Magia? Domandò, voltandosi verso la rossa. A guardarla, tutto di lei lasciava interdetti. Sembrava una normale popolana, ma diventava subito impossibile anche solo valutando la sua bellezza soprannaturale, che faceva dubitare seriamente persino sul fatto che fosse un'Umana; sempre che fosse stata un'Umana poi, nonostante il colore di quei capelli era decisamente insolito dalle sue parti per quanto riguardava la razza elfica, e se pure fosse stata una Mezz'elfa non gli sembrava di aver notato orecchie appuntite. E se fosse una Maga, come quelle che vengono descritte nelle leggende Atlassiane? Oppure... Una Strega?
A quell'ultimo pensiero, la mente di Furius vacillò.
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 25/6/2010, 18:21





image



Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







Inclinò la testa e si concesse qualche secondo per studiarlo meglio, portando la mano destra ad intimare ad un ciuffo ribelle di rimanere al proprio posto.
E la lunga chioma rossa, che ondeggiava seguendo il movimento di diniego del capo della donna, sembrava non volerne proprio sapere di obbedire all’implicito comando impartito: i fili infuocati andavano sollevandosi come dotati di volontà propria, muovendosi cullati dal ritmo di una brezza calda e invisibile.
Era un sottile alone rossastro, che ne circondava la figura e ne mesceva i tratti principali, trasformandola in una maschera astratta racchiusa in un sinistro involucro mistico.
Lo sconosciuto parlò a lungo, di quella che - evidentemente - doveva essere la sua più grande passione. Gesticolava di continuo e non riusciva a stare fermo in un punto, doveva per forza muoversi, come un attore su di un palco che vuole conquistare il pubblico.
Solo che lui non aveva nessuna intenzione di conquistarla, non era certo un giardiniere.
Doveva essere una di quelle persone a cui basta un piccolo segnare per iniziare ad attaccare bottone, tuttavia Afrodite rimase in silenzio, ed ascoltò interessata il tutto.

«Mi interessa l'arte della Guerra.»

Si limitò a rispondergli, udendo la sua domanda.
Pausa voluta, tono disteso e voce calma e posata.

«Pur avendo fatte mie la magia bianca e quella elementale, ho sempre preferito il clangore delle spade.
Mi auguro che tu sappia combattere almeno quanto parli, ragazzo.»


Di nuovo quello sguardo da famelica predatrice.
Adesso gli occhi smeraldini scintillavano di una nuova voglia e no, non era sesso.
I discorsi appassionati dell'uomo le avevano riacceso la voglia di combattere. Potè sentire l'energia risvegliarsi e scorrerle lungo ogni singolo nervo del corpo, pronto a scattare.
Sperò che l'uomo non fraintendesse quel luccichio che si poteva scorgere negli occhi della donna, ma.... le era mai importato cosa pensava la gente?
No.






______________________________






Status mentale: euforia ben nascosta
Status Fisico: illeso
Armi: //
 
Top
view post Posted on 26/6/2010, 01:13

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

CITAZIONE
«Mi interessa l'arte della Guerra.»

A sentire quelle parole Furius si voltò lentamente verso la rossa, assaporando quella pausa studiata con tanta cura e piantando i suoi occhi in quelli di lei. Improvvisamente, era tornato serio. Perché si, quello di poco prima era un teatrino volto ad alleviare la tensione accumulatasi; e perché no, provare a farla sorridere una volta percepito quel sentimento contrario all'atmosfera che fino ad allora si era protratta. Sembrava che più delle parole le interessassero i fatti.
CITAZIONE
«Pur avendo fatte mie la magia bianca e quella elementale, ho sempre preferito il clangore delle spade.
Mi auguro che tu sappia combattere almeno quanto parli, ragazzo.»

Ecco, quello decisamente non se l'aspettava. Le sue fantasie si erano rivelate in parte realtà: una Maga dalle idee un pò confuse, ed una Guerriera allo stesso tempo, almeno nell'indole. Il suo sguardo s'inasprì mentre esplorava il corpo della ragazza, accentuando la sua curiosità: amava il combattimento ed il clangore delle spade, eppure non riusciva a notare nessuna cicatrice. L'Arte della Guerra diceva, ma sembrava che di guerre non ne avesse viste neanche di sbieco. Disprezzo. Lui invece le conosceva fin troppo bene, ma la cosa non si poteva capire semplicemente dai segni che il suo corpo avrebbe esposto. Da quando combattere per la proprio Regno era un'Arte?
Così, sembrava essere interessata a misurare la propria abilità con le armi. Certo, se la rossa non avesse parlato in quei termini avrebbe codificato male quello sguardo sinistro.
Se proprio volete saperlo combatto tanto e bene quando voglio, ma non devo certo renderne conto a voi. Disse metallico, deluso da come si erano messe le cose. In effetti anche lui condivideva la passione per il confronto bellico, ma la cosa in quel momento gli sembrava estremamante fuori luogo.
A meno che... Vi augurate una cosa del genere per fare del debole sarcasmo... disse facendo ciondolare le parole, la sua mano sinistra scivolò sull'elsa della spada appesa alla cintura sullo stesso fianco ...Oppure è un invito ad incrociare le lame?
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 26/6/2010, 08:02









Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







Le sopracciglia della donna scattarono verso l'alto e poi ritornarono nella loro posizione, tutto in una frazione di attimo. Gli occhi verdi si assottigliarono, come se fossero stati quelli di un gatto, il sorriso che le comparve sul volto - di nuovo quell'espressione folle - non aveva nulla di rassicurante.
Distese il braccio alla propria destra, il quale venne ricoperto da un sottile alone di energia; d'apprima ricopriva tutto il braccio, poi andò ad intensificarsi e a scendere lungo la mano affusolata, nel cui palmo comparve la sua falce. Raddrizzò l’arma, ponendo l’asta nell’incavo tra il collo e la spalla destra, lasciando che la lama sfiorasse il terreno.
Impugnò la lancia con entrambe le mani e la indirizzò verso il cielo, per poi conficcarla a terra con un gesto calcolato e disinvolto, ben strano considerate le dimensioni dell’arma e il tono muscolare della donna.

«Vediamo di dare un senso a questa giornata.»

Usando l’arma come una campionessa di salto in alto userebbe la propria asta, si diede la spinta necessaria ad elevarsi di almeno un paio di metri, staccando la lancia dal suolo soltanto quando il corpo iniziava a tornare verso il terreno, vittima della forza di gravità; solo allora scattò, correndo frontalmente verso di lui ad una velocità che chiunque avrebbe definito semplicemente folle.
L’arma era impugnata da entrambe le mani, tenuta sul lato sinistro del corpo con la lama rivolta indietro, artefice di un autentico filare di scintille incandescenti generate dal rapidissimo contatto tra l’acciaio e il suolo; lo stesso acciaio verso il quale convergevano spessi fasci di lampi violacei che si inseguivano a spirale attorno al corpo principale dello strumento, generando un macabro party di luci scoppiettanti.
Rallentò di poco quando arrivò ad essere distante da lui, abbastanza da permettere alla lancia di aggredirlo, ma non l’opposto, qualunque fosse la sua arma; due metri abbondanti, quanto le bastò per stendere le braccia, richiamare l’arma e gettarla in una potente sforbiciata da sinistra verso destra, così che il primo ostacolo incontrato fosse il braccio destro dell’omuncolo;
Una ghigliottina orizzontale sparata ad una velocità a dir poco incredibile, che avrebbe poi sfruttato per puntare ancora i piedi e proseguire il giro, atterrando alle sue spalle – se lui glielo avesse permesso.
Inutile dire che sperava che no, non glielo avrebbe lasciato fare.
Che sarebbe durato almeno venti secondi, che avrebbe reagito con la caparbietà e la strafottenza di cui il viso vispo e sveglio indicava la presenza.
Avrebbe giocato ancora un po’; poi gli avrebbe fatto mangiare la polvere.

______________________________






Status mentale: eccitato
Status Fisico: illeso
Armi: falce


 
Top
view post Posted on 30/6/2010, 14:40

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

All'inizio si limitò a sollevare incuriosito un sopracciglio, ma vedere apparire all'improvviso una falce in mano ad una ragazza... Beh, aveva visto TANTE, tante cose, ma sinceramente gli mancava...
Una falce?! ROSA?!?
Ci sarebbe stato da ridere in quel momento se non fosse che la rossa sembrava prepararsi ad un attacco. Quegli occhi tutt'altro che rassicuranti erano un campanello di allarme, e preannunciavano che la tipa stava per andare fuori di brocca.
Una frase disinvolta, e con una forza ed un agilità che non parve sua la ragazza si lanciò in salto sfruttando la falce stessa che aveva puntellato nel terreno. Mentre era in volo la falce semisommersa nella sabbia tracciò un solco dentro di essa, viaggiando a velocità folle mentre sprigionava lampi magici dall'entità sconosciuta.
Arrivata a distanza d'ingaggio la lama saettò in sua direzione, mandando in bricioli ogni dubbio sul fatto che la ragazza stesse scherzando o meno.
Se volevi dare un senso a questa giornata hai fallito in partenza, folle donnaccia!
Visibilmente sorpreso, ma non insensibile a quell'imprevisto, Furius valutò la situazione. La ragazza era ora riconosciuta dalla sua mente come una minaccia, e come tale l'avrebbe trattata.
L'avversario era ancora in volo quando sferrò il colpo, mirato all'altezza del torso ma destinato a colpire il suo braccio destro.
Potrei incassare il colpo e sfruttare tutte le opportunità del combattimento a distanza ravvicinata: dal momento che usa un'arma in asta, una volta oltrepassata l'area minacciata dalla lama avrei campo libero. Ma il fendente è troppo potente, ed è il braccio che mi serve di più.
...E' comunque svantaggiata.

La sua espressione era neutra e non lasciava trasparire alcuna emozione, rassegnata ad accogliere l'esigenza di dover combattere per forza. Flesse leggermente le gambe, e valutata la velocità e la distanza della crudele arma in arrivo effettuò con naturalezza un piccolo salto all'indietro, volto semplicemente ad allontanarsi dalla linea che la lama avrebbe tracciato nell'aria, su cui era appena qualche istante prima, nulla di più. Non aveva lo scudo -non gli era stata data la possibilità di prepararsi adeguatamente- ma poteva sempre schivare i colpi in arrivo, cosa in cui il suo addestramento lo aiutava non poco. Purtroppo non poteva contrattaccare, perché perlomeno la falce consentiva alla rossa di rimanere a distanza da lui, oltre lo spazio che Furius riusciva a minacciare con la sua lama.
Ma non tutto era perduto, ed anzi la sua scelta di lasciarsi scivolare addosso gli attacchi invece di contrastarli gli conferiva ampie opportunità. ADORAVA combattere contro potenti, ma lente e sconvenienti armi a due mani.
Ora la rossa era costretta a continuare a seguire il movimento del suo fendente, cercando poi di ritrovare una posizione dove continuare i suoi tentativi di ferirlo. Furius lasciò semplicemente che la ragazza lo oltrepassasse "in volo", destinata ad atterrare alle sue spalle, ed intanto si preparò ad accoglierla nel migliore dei modi.
Mentre la sua ritrovata avversaria cominciava ad invadere lo spazio dietro di lui, Furius mise mano sul pugnale appeso alla cintura sulla sua destra, cosa che gli permetteva di sfoderarlo in un batter d'occhi se aveva intenzione di usarlo con la lama rivolta verso il basso.
Cosa avrebbe potuto dare la possibilità alla ragazza di notare il suo movimento, o anche solo di aspettarsi un attacco del genere? I fattori che andavano a beneficio dell'Esploratore erano principalmente che lei stava ancora completando il suo giro, ed avrebbe potuto guardare le sue spalle solo una volta atterrata; in secondo caso bisognava considerare il gesto rapido e discreto dell'umano, ma soprattutto vi era il fattore temporale. Stava accadendo tutto in poche frazioni di secondo: il tempo per lei di atterrare, e per lui di sfoderare il suo pugnale e vibrare una coltellata dietro di sè. Se lei aveva cominciato con un'azione dalla debole entità, Furius dopo un attacco a tradimento come quello non restava certo a guardare. Stava solo reagendo, nel peggiore - ma anche in uno dei più efficaci modi. Aveva tutti i motivi di farlo, sebbene una piccola parte di sé voleva cercare di fermarsi.
Ma ha appena fatto comparire dal nulla una falce, e con essa ha cercato di scorciarti!

Sventrala.

Anche senza ascoltare quelle voci assassine nella sua testa, sperava di infliggerle la cicatrice che le avrebbe ricordato in futuro che un duello si comincia solo dopo che i due contendenti si sono accordati, o -perlomeno- si siano dati il via.
Sguainò il coltello dalla sua fondina, la lama rivolta verso il basso, e lo fece saettare dietro di sè all'altezza dell'inguine, una volta che la rossa fosse stata a portata. Considerato che condividevano più o meno la stessa altezza, una pugnalata del genere se fosse andata a segno avrebbe potuto colpirle nella più rosea della ipotesi il fianco destro, oppure tutta la serie di organi di quella zona, che andavano dalla milza, alla vescica, al rene. Furius voltò la testa quanto bastava al suo occhio destro per sbirciare l'esito dell'attacco, poi avrebbe fatto un altro salto in avanti, di neanche un metro, e si sarebbe voltato definitivamente a fronteggiarla entrando in posizione.
 
Top
[». L e i l a ~.]
view post Posted on 30/6/2010, 20:03





image



Armata/Casata: Condottiero Aymar
Elemento: Luce - Fuoco
Energia 100%





Narrato
*Pensato*
«Parlato»







*Peccato non esserci incontrati in altre circostanze*
Lo pensò mentre completava la semirotazione della lama, sorprendendosi un poco nel notare come quell'uomo avesse superato il colpo potenzialmente mortale dell'arma.
Perché alla fine, lei esisteva solo per quello: era una macchina da guerra, nata per uccidere e destinata a non poter essere uccisa. Chiunque altro sarebbe impazzito.
Lo pensava sempre, quando sentiva le proprie convinzioni vacillare.
Chi, meglio di lei, avrebbe potuto ricoprire un simile, terribile ruolo?
La risposta era sempre la stessa.
Era ancora a mezz'aria, quando la sua mente fu attraversata da qualcosa di molto simile ad una scossa. Come un fulmine che andò a balenarsi nei suoi occhi, la sua mente si annebbiò e vi si andò a dipingere un'immagine: lei intenta a completare l'atterraggio, un colpo veloce e preciso alle sue spalle che la colpiva ad un fianco. Un attacco a tradimento, proprio come il suo, che poteva gravemente ferirla.
*Una.... visione?*
La sua chiaroveggenza sembrava funzionare a scatti. Non aveva quasi mai visioni, ma le era capitato più volte in battaglia. La mente ritornò lucida in pochi attimi, gli occhi ripresero colore e fece appena in tempo ad atterrare alle spalle dell'uomo. Quasi istintivamente, portò una mano verso il basso a sfiorare il terreno, in modo da darsi una piccola spinta all'indietro e ricadere in piedi qualche metro più in avanti. Il sesto senso non si dimostrò inutile, in quel modo, il colpo vibrante della lama dell'uomo la prese di striscio, strappandole un lembo di vestito e provocandole solo un taglio superficiale.
Aveva smesso di chiedersi il perchè di quelle visioni "a rate".
Agire e basta.
E se non si fosse sbrigata, l'uomo avrebbe potuto cercare di colpirla ancora.

Si limitò a richiamare a sè la falce, impugnata verticalmente e pronta a calare ancora. E calò, infatti.
Dalla posizione privilegiata che era riuscita a guadagnarsi, Afrodite scattò verso il suo corpo e scagliò l'arma in un affondo preciso quanto letale; mirava alla base della schiena, ed era un colpo potenzialmente capace di lasciarlo paralizzato per tutto il resto della sua miserabile vita.
Un primo colpo, e poi ancora - e ancora.
Nel braccio irrorato di energia poteva avvertire la forza ancestrale scorrere come un fiume in piena. Ma... lui?
Ne percepiva la presenza seguendo i moti di energia che il suo corpo emetteva costantemente, forse inconsapevolmente.


______________________________






Status mentale: distratta dalla visione; adrenalinica.
Status Fisico: taglio superficiale sul fianco destro.
Armi: falce.


Edited by [». L e i l a ~.] - 30/6/2010, 21:50
 
Top
view post Posted on 2/7/2010, 02:37

We all know, no need to remind us; we all know, but won't connect the dots; we all know, locked away inside us

Group:
Hunter.
Posts:
4,896
Location:
Aelinthaldaar

Status:


[Furius Khahn Van Karel]

Spaventoso! Pensò il ragazzo.
Non poteva capacitarsi di come la rossa, non appena atterrata, si fosse data una spinta portando una mano a terra e lanciandosi qualche metro più indietro. Unico risultato del suo attacco, un lieve taglio sul fianco e del lavoro per un sarto.
Imprecò e bestemmiò mentalmente, maledicendo qualsiasi cosa e chiedendosi semplicemente come diavolo aveva fatto. Quella pugnalata era tatticamente perfetta e non v'era modo di preannunciarla, tantomeno di vederla arrivare. Erano giunti ad una situazione di stallo, come quando in un duello i due contendenti smettevano momentaneamente di incrociare le lame per riprendere fiato e studiarsi l'un l'altro. Era una cosa che avveniva quasi sempre tacitamente, come se le due persone coinvolte stabilissero un collegamento mentale e si parlassero l'un l'altro in un modo che nessun altro poteva comprendere. Ma raramente era una cortesia o un gesto di pietà. Il più delle volte era fatto per garantire continuità al duello, ricaricare le forze per tornare all'attacco poco dopo. "The show must go on", avrebbe detto qualcuno.
E così avvenne: la rossa con maestria recuperò la falce e si scagliò di nuovo in un assalto selvaggio, come un grande felino che si aqquatta per poi balzare sulla preda.
Vide il colpo arrivare rapidissimo dall'alto, una falcata piuttosto potente ma portata con una precisione inquietante: la lama dell'arma avrebbe superato la sua figura, sfruttando la sua curvatura per colpirlo direttamente alla schiena, alla base di essa, considerata la lunghezza della parte colpente. Interessante. Come un onda che giunta all'apice della sua altezza e rivoluzione si abbatte non sul bagnasciuga, ma sulla spiaggia, andando oltre.
Forse le gambe di Furius vacillarono un istante vedendo arrivargli addosso quell'arma crudele. Non poteva parare il colpo con il pugnale perché troppo piccolo, però poteva abbandonarlo per sfoderare la sciabola e bloccare con essa l'asta, aiutando la sua spada con la mano sinistra che sorreggeva l'apice della lama.
Troppo semplice! Ruggì una voce nella mente di Furius. L'ardore della battaglia si era infine risvegliato in lui, quando aveva riconosciuto una sfida intrigante.
La mano destra lasciò la presa sul coltello, ed insieme le braccia si protesero verso l'alto ad intercettare l'asta della falce in arrivo, raggiungendola e stringendo la presa attorno ad essa. Presa! I suoi occhi scintillarono di gioia per quella conquista, ma si chiusero subito dopo quando dovette ostacolare il movimento dell'arma, contriti nello sforzo. Da lì, Furius lottò con la stragrande maggioranza delle sue forze per fermare il letale fendente in arrivo, e l'asta venne bloccata appena sopra la sua testa, la lama a pochi centimetri di distanza dal suo fronte posteriore.
Riaprì gli occhi, sfoderando un ghigno seghettato di senti serrati, carico d'ira e quasi sadico, mentre dalla sua gola si levò una breve risata cupa. Le sue fauci si schiusero solo per pronunciare una frase altrettanto corta, deformata dallo sforzo e da qualcos'altro che aveva preso ormai il sopravvento in lui, e perciò più simile ad un ringhio.
Non sia mai detto che mi faccio prendere da dietro da una donna!
Detto ciò, Furius impresse forza nelle braccia per piegare la falce ad una nuova posizione, allontanandola da sé. La flesse lentamente verso la sua destra, impedendo così che la lama ancora incombente sulla sua schiena fosse fatta conficcare da improvvisi scatti della rossa, che avrebbero fatto scivolare il manico verso di lei pur essendo stretto tra le mani dell'umano. Per fortuna l'arma stessa della ragazza gli permetteva di rimanere a distanza, così poteva non aspettarsi calci o pugni da parte sua. Considerando che la mano predominante della rossa era la destra, vedere la propria guardia spostata in direzione contraria sarebbe stato svantaggioso per qualsiasi movimento bellico da parte sua.
 
Top
64 replies since 19/6/2010, 22:13   1463 views
  Share