Quem metuunt, oderunt., Si odia chi si teme.

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view post Posted on 25/1/2010, 23:38
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« La conoscenza di ciò che è non apre direttamente la porta alla conoscenza di ciò che dovrebbe essere. Si può avere la conoscenza più chiara e più completa di ciò che è, e tuttavia non riuscire a dedurre da questa quale dovrebbe essere la meta delle nostre aspirazioni umane. La conoscenza obiettiva ci fornisce strumenti potenti per la conquista di certe mete, ma il fine ultimo e il desiderio di raggiungerlo devono nascere da un'altra fonte. »



L'unico posto in cui sarebbe voluta stare era questo.La valle della Guerra, la sua terra in un certo senso.
Aveva attraversato le lande desolate,spoglie,morte,aride solo per poter riprendere qualche ricordo piacevole.Sembrava ieri quando dall'ombra, insinuava un soffio di mera follia nei petti dei generali.Sentiva la loro cupidigia e le loro più oscure sensazioni crescere e ardere. Le loro brame le riempivano il petto di soddisfazione.Ma la sensazione più bella era quella delle grida di battaglia dei guerrieri più valorosi.Erano proprio i più valorosi,eroici o leali a crollare per primi ,implorando pietà e la salvezza della loro vita. La sensazione delle loro urla di terrore e del sangue che scorreva copioso..Ah che meraviglia!
Ma i tempi sono cambiati,la guerra continua ad esserci,ovviamente, e lei non ispira follia come un tempo.
I corvi gracchiavano, appollaiati sui rami delle carcasse degli alberti restanti, e il loro sguardo era come mille piccole lame di curiosità morbosa.Chi solcava le loro terre? Chi raggiungeva quel posto? Non temevano, forse, i fantasmi della guerra?I timori o le persecuzioni degli spiriti?

Ah,mie dolci terre.Scenario di guerre e lutti.Quanto mi manca potervi solcare in battaglia.Assaporare l'odore della paura e sperare che la notte non finisca mai più.

Sospirò brevemente e avanzando giunse al santuario.Era sempre stata attratta da quel posto.Così lugubre e terrificante,così austero e sterile.
Il marmo bianco aveva venature di grigio e nero, e le lapidi si intravedevano sul retro di quel giardino così privo di vita.Le colonne,alte e liscie, allungavano la struttura facendola sembrare che sfiorasse il più alto cielo. Forse gli esseri umani costruivano strutture così per poter arrivare più vicini agli dei.

Sarà..

Si sedette sul bordo di una lapide da cui non si riusciva a leggere più il nome,gli passò la mano sul liscio dorso e chiuse gli occhi al ricordo dell'ultima grande guerra.

Vorrei almeno, che mi sia concesso l'onore di un duello.Un primo sangue.Sono troppo deboli in questo posto.Non sopporterebbero nemmeno Bacio D'Inverno.

Sospirò pensosa.Un breve rumore la spinse a voltarsi., non vide nulla di particolare, se non una forma traslucida di un'abbagliante luce giallo-rossastra.

Io odio la Luce.

Si voltò a fissar la lapide spezzata e con il nome quasi scomparso.Magari se non gli prestava attenzione se ne sarebbe andato.E poi con quelle misere spoglie umane,cosa mai avrebbe potuto fare da sola?



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Edited by D o r c a s - 8/10/2010, 14:20
 
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L'uomo è sempre stato attratto da qualcosa di lugubre. E' stato sempre attratto dalle cose strambe, dalle cose che lo privano della propria anima. Quelle cose capaci di essere così effimere, ma al contempo capaci di donare cose incredibilmente grandi, quali l'immortalità. L'uomo combatteva da secoli per questa cosa senza mai essere pervenuto ad un risultato soddisfacente, mai si era fermato e mai si sarebbe arrestata la sua corsa verso questo patrimonio immondo e pieno di viltà. Gli esseri umani si erano sempre dati battaglia per questo, volevano far rimanere impressi nella storia i propri nomi e volevano essere in grado di far menzionare il proprio nome dagli storici. Questo era il loro ultimo traguardo, volevano essere in grado di venir menzionati nei libri di storia. Null'altro. Basti pensare ad Achille, il quale, pur di rimanere immortale nella storia, affronterà il suo destino di morte senza batter ciglio. Che questa sia mera follia? Molto probabile cari miei, non potete affermare altre cose altrimenti. Non possiamo menzionare altri esempi, altrimenti finiremmo per stabilire un vero e proprio comizio a riguardo. Questo è un gioco di ruolo e non un angolo dibattiti sui problemi della nostra corrotta umanità, per quello ci sono apposite sezioni. Ora però devo ritornare alla normalità e, soprattuto, al Santuario della Morte. In questo luogo si trova una donna dalla capigliatura cremisi e seduta su di una lapide, a quanto pare, senza nome. Una scena assai macabra, ma piena di fascino e degna delle migliori descrizioni di Edgar Allan Poe. Ben presto, però, in quel luogo sarebbe pervenuto un altro individuo, il cui colore di capelli era simile. Gaara, Condottiero Elgar. Il rosso non usciva da diverso tempo dal Castello, non aveva avuto modo di svagarsi completamente in esso. Vuoi per le faccende burocratiche, oppure vuoi per alcuni brutti incontri, non è stato in grado di ottenere la giusta pace desiderata.
Allora vi starete chiedendo come mai si stesse dirigendo in un posto tanto macabro?
Non c'è una vera e propria risposta. Posti del genere lo hanno sempre attirato e sono sempre stati i suoi preferiti, seppur quel Santuario non fosse il posto migliore nel quale rilassarsi lui se ne infischiava altamente ed era dedito ad alcune ricerche. Aveva, infatti, letto su alcuni libri che avrebbe potuto trovare interessanti testi in quel luogo. Si celavano diversi misteri intorno a quel luogo, uno più intricato ed oscuro dell'altro e ciò lo attirava inevitabilmente. L'arrivare lì non fu un problema, tutt'altro. Arrivò celermente grazie ai suoi particolari mezzi di viaggio, quali un tappeto di sabbia continuo che gli permise di viaggiare senza neanche poggiare i piedi per terra. Che si stette rammollendo? No. Voleva solamente viaggiare nel miglio modo possibile e nella maniera più confortevole. Sotto questi punti di vista era un vero e proprio perfezionista. Con passo lento si addentrò in quel luogo, appena entrò il tanfo di morte sembrò assalirgli le narici ed instaurarsi per un istante dentro di lui, facendogli rivivere gli orrori della guerra e le morti dei vari individui che giacevan lì. Il Santuario era il luogo di riposo di molti guerrieri valorosi, i quali avevan dato la vita per un proprio ideale. Dopo questo particolare benvenuto ricevuto continuò il suo cammino, tutto ciò mentre a diversi metri distante da lui, seduta su di una lapidea, c'era la maga dalla capigliatura color sangue, intenta a pensar a chissà quale grattacapo. Il Condottiero Elgar non si avvide di lei, ma qualcosa mi disse che ben presto i due avrebbero fatto conoscenza.
 
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« Soffrire è sempre colpa nostra.»



La forma traslucida sembrò dissolversi, o quanto meno si spostò altrove.Non credeva fosse pericolosa ma non dava molta importanza ai piccoli seguaci della luce.Se avesse tentato di dissolverli, sarebbe stata scoperta,sia dalla Luce sia dagli usurpatori del suo regno oscuro.
Socchiuse gli occhi e tentava di tracciare il contorno del nome sulla lapide.

Ti chiamo!Risorgi.Esci dalla tomba e obbedisci al mio potere.

Una minima spinta di potere e la lapide si incrinò ancor di più.Un braccio ricoperto dai resti di un'armatura sbucò fuori,pian piano anche l'altro e in breve il defunto guerriero uscì dalla tomba.Lo sguardo cadaverico nelle le orbite quasi vuote, la pelle grigiastra e al petto il segno di una ferita ancora aperta.Il sangue oramai raggrumato e mischiato alla nera terra bruciata.La fissava in attesa di ordini.

Padrona..

Cominciò il cadavere,ogni parola era come un passo striascicato.Lento e in qualche modo doloroso.

Dimmi come ti hanno ucciso Pachour.Dimmelo e saprò in che modo fargli implorare pietà.

Con la mano sulla lapide strinse a tal punto da sbriciolare il marmo bianco.L'ira stava avvolgendole il petto e annebbaindo quasi ogni pensiero.Si sforzò di mantenere la calma, il suo servo era morto per la difesa del suo regno.I suoi uccisori meritavano una fine degna di ogni sofferenza.Ma non poteva lasciarsi andare a quel modo.

Mi hanno preso il cuore, Regina.

Andava bene.Quel cuore le apperteneva per diritto,poichè il corpo del guerriero era suo anche i suoi organi lo erano.Sospirò e con un gesto della mano, bisbigliò qualche frase.Il corpo si ridistese e la terra lo sommerse,come se niente fosse uscito da quella fredda tomba.
Si risedette per terra a ispirare l'aria densa di ricordi e di odore di morte.

Pagheranno per questo.

Non si curò di niente.La sua vendetta sarebbe stata più dura solo per il fatto che gli era stato tolto Pachour.Non perchè ci tenesse ma perchè le apparteneva, e dunque era proibito rompere il suo giocattolo.
Nessuno toccava i giochi della regina.


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Edited by D o r c a s - 8/10/2010, 14:22
 
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Il lento ed incessante rumore di passi, era ciò quello che si udiva in quel luogo che sembrava esser stato abbandonato da qualunque divinità. Un luogo come quello, privo di ogni contatto umano, doveva essere così dannatamente isolato ed isolante. Le persone si dimenticavano sempre più dei propri caduti, dei propri eroi. Non vi era più tempo per ricordarli, erano troppi, il loro numero era così grande che non valeva la pena neanche instaurare un sepolcro o qualcosa di simile. C'era quel luogo per permettere alle persone di rammentarsi di loro, ricordare quegli individui morti per chissà quale ideale. Non è strano? Finire dimenticati in maniera indiscussa. Si ricorderan della battaglia, ma non dei morti, delle persone che vi parteciparono. La Valle delle Guerre. Il nome dovrebbe far intuire già di per sè cosa si fa in questo luogo, ma spesso e volentieri le apparenze ingannano. Una guerra non è fatta solo di spargimenti di sangue e di combattimenti, è fatto di molto, molto di più.
Il rosso, difatti, si trovava in quel luogo per analizzare alcune cose, le quali si presumeva fossero in quel luogo. Una volta entrato nel santuario non si fece scrupolo di essere un completo estraneo di quel luogo. Continuò a camminare, senza alcuna remora di chi o cosa avrebbe potuto incrociare in quel luogo. Cosa sarebbe potuto accadergli di male? Era preparato ad ogni evenienza dopotutto, le aveva viste quasi tutte dalla vita negli anni trascorsi, era autosufficiente. Il Condottiero dagli occhi cerulei avanzò per quel posto con la sua solita pseudo tunica, era di un colore scuro e rossiccio, quasi marroncino potremmo dire. Una fascia di color bianco gli avvolgeva la vita e sotto la tunica portava una maglia del medesimo colore della fascia, dietro la schiena l'immancabile giara. Chissà perchè, ma, seppur mantenendo dietro le spalle quell'affare, si sentiva a suo agio con tutti i tipi di vestiti. A dire il vero era quello il suo segno di riconoscimento, non ne aveva mai fatto a meno, anche se, ora come ora, non c'era più valenza logica di adoperarla. Poteva benissimamente farne a meno, ma vi si era affezionato. Continuando il suo giro, Gaara arrivò di fronte a quella che sembrava essere una lapide, sulla quale figurava una strana scritta, la quale fece sorridere il rosso, tanto era strano leggere una frase del genere, in latino, su di una lapide.
- Mors tua, vita mea.
Ripetè fra sè e sè il rosso con un sorriso dipinto sul volto. Era una cosa divertente, secondo il suo punto di vista, quello di ritrovare una frase del genere su di una lapide. Non stette lì a voler indagare ancora a lungo sul motivo per il quale quella frasse fosse stata scritta sulla lapide di uno sconosciuto guerriero, non ne ebbe tempo. Una strana sensazione, infatti, sembrò invadergli la mente. Come se in quel posto non fosse solo. Semplice impressione o veritiera supposizione?
 
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« Le parole sono senza tempo. Si dovrebbero dire e scrivere con la consapevolezza della loro atemporalità »



Non le importava più di niente, se non di vendicare il suo servo.Era infuriata e questo non le avrebbe fatto granchè bene.Si alzò da quella tomba e iniziò a camminare lungo tutto il perimetro cimiteriale.Nella sua camminata vide avanzare varie creature,alcune luminose altre oscure,ma sempre impalpabili.
Questo, in uno strano modo, servì a rissarla più o meno.
Sapere che avrebbe potuto acquistarne il controllo la faceva sentire meglio.
Erano molti i caduti in quel luogo,così tanti che un solo cimitero non sarebbe mai bastato.L'odore opprimente nell'aria bastava a suggere che non molto lontano c'era ancora qualche corpo in decomposizione.Così all'aria,senza sepoltura.

Sepoltura ingloriosa per chi fugge dalla battaglia.

Non si era resa del tutto conto di dove stesse andando, ma si ritrovò all'interno del santuario.Caplestava quel marmo con noncuranza,dopotutto non le importava dei falsi idoli degli umani.
Erano liberi di credere in ciò che più ritenevano giusto, ma l'unica differenza era la Luce e l'Ombra.Potevano credere in un essere infinitamente buono e senza altra pretesa che la fede o rinunciare a ciò, e credere alle uniche vere sensazoni che avrebbero potuto mai provare, Dolore e Paura. Anche se pensandoci, anche nelle Tenebre c'è una sorte di giustizia.Distorta,certo, ma giusta.
Camminava,dunque, immersa nella contemplazione di quel tempio dedicato alla morte quando sentì una voce.Per niente morta che esprimeva un semplice dato di fatto,
Si avvicinò lenta verso quella voce,vide solo un uomo vestito di bianco e un marrone tendente al rosso. Secondo lei era puro simbolismo,ma poteva anche essere semplice moda.
La cosa che la incuriosì, fu che l'uomo era di capigliatura sanguigna.Cosa assai strana,visto che era raro quel colore.

I Latini sono sempre stati bravi a esprimere concetti ardui in semplici frasi.

Disse,la voce risuonò come un eco lontana tra le pareti fredde e spoglie.Si accomodò su uno dei gradini che portavano all'altare.
Cercava di capire chi fosse quell'uomo,ma di sicuro era qualcuno di potente.


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Edited by D o r c a s - 8/10/2010, 14:23
 
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Le sensazioni sono qualcosa di molto strano, le perecepiamo quando meno ce lo aspettiamo e non sappiamo mai come interpretarle. Sono come un piccolo allarme che il nostro istinto ci concede, prima che ci si possa ritrovare in una situazione particolare. La cosa brutta è che non potremmo mai sapere se la suddetta situazione possa essere brutta o meno, ci si deve sempre rifare all'esperienza empirica per poi trarre una giusta conclusione. E' un pò una scocciatura, ma in questo modo si posson fare tanti incontri interessanti e, magari, quello che sarebbe avvenuto di lì a poco, sarebbe rientrato in quella suddetta categoria. Il rosso, per il momento, decise di lasciar andar via quella strana sensazione che gli recava un formicolio alla schiena per concentrarsi meglio sulla lapide, la quale sembrava essere assai particolare e degna di nota. Era particolare, sicuramente apparteneva ad un qualcheduno di importante, il rosso sperava di trovarvi scritto sopra qualcosa che potesse ricollegarsi alle cose da lui lette sui libri della biblioteca del Castello. Altre informazioni sarebbero state molto utili, la Setta Nera era composta da avversari assai temibili ed informazioni a riguardo di "cose arcane" si sarebbero potute rivelare molto interessanti per la causa comune del Dragon Hunter. Però avrebbe dovuto rimandare tutto ciò, almeno alla prossima volta. Udì, alle sue spalle, una voce femminile che gli andava rispondendo alla sua precedente affermazione, la quale era la riproposizione della scritta latina letta precedentemente. Quindi la sua sensazione ci aveva preso in pieno e non era assolutamente solo in quel luogo. La voce non lo spaventò assolutamente e non si scompose minimamente, si limitò a rimettersi in posizione completamente eretta e ruotare il busto per meglio vedere la persona che avesse proferito parola. Vide una bellissima donna dalla capigliatura cremisi. Il colore dei suoi capelli fu la prima cosa a colpirlo, color sangue vivo ed intenso, come appena sgorgato da una ferita mortale. La pelle di un candore pallido, quasi perlacea. Indossava vestiti molto particolare e tutti completamente rossi per far pandanne con i capelli. Sembrava una macchia rossa in piedi in quel momento. In quel momento ricollegò la figura di lei ad una donna immaginaria, creata dalla mente di un certo Yana Toboso. Nelle sue tavole, scritte e illustrate per intrattenere il pubblico orientale e non solo, aveva creato un personaggio, una donna, la quale si vestiva completamente di rosso ed aveva lo stesso colore di capelli della sconosciuta. Il suo nome era Angelina Durless, ma tutti la chiamavano: Madame Red.
- E' un grande potere, quello della sintesi.
Proferì il rosso dopo aver finito di far combaciare l'immagine mentale di Madame Red con quella della sconosciuta. Si voltò completamente verso di lei dopo aver completato la frase. Chissà cosa ci faceva in quel luogo sperduto. Lui vi era venuto per un motivo ben preciso, lei invece? Semplice visitina di piacere? No. Non era momento di porsi tutte queste domande, perchè rovinare sempre le presentazioni e gli incipit delle discussioni con mille dubbi. Decise di tacere per il momento, lasciando a lei la prossima azione, non prima però di dire un'altra cosa.
- Peccato abbian fatto quella fine misera.
Proferì riferendosi alla fine dei Latini, i quali scomparvero lentamente ed inesorabilmente. A dire il vero non è che si riferisse ai Latini, ma all'Impero Romano, il quale subì varie trasformazioni divenendo tutt'altro, però noi tutti sappiamo che ciò è la nostra natura. In natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Panta Rei.
 
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view post Posted on 31/1/2010, 20:46
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« L'abitudine è in qualche modo simile alla natura, giacché "spesso" e "sempre" sono vicini; la natura è di ciò che è sempre, l'abitudine di ciò che è spesso. »



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Solo dopo essersi seduta si chiese cosa ci facesse in quel posto un uomo.Di solito era abbandonato e l'unica compagnia era quella dei corvi.Gracchianti guardiani della Morte.
Non era usuale che qualcuno giungesse in questo luogo, sicuramente solo per un tornaconto personale ci si recava in questo lugubre posto. Gli scrittori umani gli affibiavano sopranomi che richiamavano l'immagine mentale di guerre,distruzioni e cadaveri putrescenti nella tomba in attesa di un qualche particolare evento.
Il nome se l'era guadagnato perchè fu costruito poco dopo le grandi guerre,per poter dare una sepoltura degna a quei miseri umani che erano stati così sciocchi da perdere la vita in battaglia.
Il ricordo delle prime guerre le riaffiorò come un passato prossimo. Ah tutti quegli uomini immersi nel sangue che combattevano cause per di più inutili e senza senso.
Gli scappò un sospiro malinconico e tremulo,si riprese subito e fissò quel rosso dicendo:
Quasi sempre, nessuno lo possiede.
Era la verità.Aveva sempre incontrato gente che ciarlava troppo,senza nemmeno curarsi di ciò che pensavano gli altri.Oh bè, quella gente era finita sempre sotto le sue tenere cure.
Peccato, si. Ma forse hanno solo fatto la fine che meritavano.Nessuno può avere tanto potere nelle sue mani senza farsi corrompere.
Quell'impero era stato una macchina bellica senza remore,più volte era stata ospite nelle case dei più importanti uomini di stato.Si facevano vanto di essere dei trasformatori, portatori di pace e culture.Certamente era quello che pensavano loro, ma tutte quelle culture che erano state schiacciate e soppresse,tutti quei templi che erano stati distrutti..E solo per conquistare territori che non appertenevano minimante a loro.
Si voltò lentamente verso detra a guardare un monumento funebre, era sovrastato da una scultura in marmo bianco raffigurante uno scheletro a cavallo,un angelo della Morte.Sotto di essa lesse mentalmente una frase
Io fui già quel che voi siete.E quel ch'io son voi ancor sarete.
La vita com'era effimera.Pensava fosse stupido vivere come gli umani,con la certezza che un giorno avrebbero perso tutto.Era strano come si affannavano ad ottenere imprese illustri e proli altrettanto illustri e gloriose.
Erano..Banali.
 
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view post Posted on 1/2/2010, 20:26
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I soliti quesiti di rito dettati dalla situazione creatasi potevan essere accantonati per il momento. Spesso e volentieri interrogarsi su chi fosse l'interlocutore di fronte alla propria persona andava a svilire il discorso e non lo si godeva tutto per bene. La cosa era svilente. Iniziare a farsi tante domande senza certezza, minava solamente il divertimento dettato dall'amor di discorso. Uno scambio di parole serviva non solo a perdere tempo, ma anche a conoscersi, sotto diversi punti di vista. Era una specie di confronto. Sui piatti della bilancia ognuno metteva la propria entità ed alla fine del tutto si potevan tirare le somme. Questo era il bello del discorso, non si sapeva mai chi si poteva avere di fronte, ma, al contempo, era un piacere scoprirlo. Quel giorno al rosso era toccato un piacevole incontro, almeno così sembrava. La donna era assai piacente e dal suo modo di parlare doveva avere un non sò che di regale, ovviamente uno può essere regale anche solo negli atteggiamenti e non nella dinastia, ma mi sembra banale ciò. La voce sinuosa di lei si espanse nell'aere sino a pizzicare le sue orecchie, con parole ovattate. Si ritrovò completamente d'accordo con la sua affermazione, la quale rimarcava la sua di prima. Quasi nessuno poteva possedere la capacità di sintesi, era un dono dato a pochi "eletti". La prolissità era uno dei mali peggiore, parlare troppo portava ad immettere nel discorso cose inutili e prive di senso. Si finiva anche per far la parte degli idioti in alcuni casi. Avrebbe sicuramente fatto un complimento alla donna per quella sua affermazione, se non avesse continuato a parlare e per educazione, Gaara, continuò a rimanere in silenzio, ascoltando la donna dalla capigliatura sanguigna.
Le sue parole erano quasi di rimprovero al popolo Romano, che si era lasciato corrompere dal troppo potere per poi scomparire nel nulla, quasi non fosse mai esistito.
- Il potere logora, mia cara.
Sentenziò il condottiero Elgar dandole ragione. Il potere era qualcosa di estremamente forte, che portava verso di sè ogni forma vivente ed annichiliva la sua anima per assoggettarla ad esso. Un qualcosa di molto pericoloso. Il Rosso, dopo aver proferito queste parole, iniziò ad avvicinarsi lentamente alla donna per attenuare la distanza che li separava. Il suo sguardo, mentre camminava, andò a posarsi sulla statua da lei guardata, sotto il profilo scultoreo era un vero e proprio capolavoro, sotto quello umano incuteva angoscia in dose massiccia. Il rosso rimase a fissarla per una manciata di secondi per poi continuare a parlare.
- Ma nessuno s'è mai reso conto che il potere è la cosa più effimera al mondo. Nulla rimane com'è, la fine arriva per tutti e per tutto, prima o poi.
Sentenziò per poi tornare con lo sguardo su quella donna per poi tacere ed attendere, eventualmente, una sua replica alle sue parole.
 
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view post Posted on 1/2/2010, 23:39
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« Si dice che la giovinezza è l'età della speranza, appunto perché in essa si spera confusamente qualcosa dagli altri come da se stessi - non si sa ancora che gli altri appunto sono altri. Si cessa di essere giovani quando si distingue tra sé e gli altri, quando cioè non si ha più bisogno della loro compagnia. »



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Sicuramente non lo si poteva definire un logorroico.senza dubbio condivideva la sua idea di discorso,meglio così.Mal sopportava quelli che si sforzavano di mantenere una conversazione a un livello "alto", a parer loro, scivolando da un discorso all'altro senza neanche una pausa.L'ultima volta era semplicemente andata via nel mezzo di quel discorso vano.
Quando il rosso si andò avvicinando dopo aver parlato,cominciò a notare paricolari che da lontano non aveva visto.Come ad esempio il chiaro degli occhi e il rosso molto scarlatto dei suoi capelli,quasi simili ai suoi.
Una vera fortuna..
Sorrise lievemente mentre il rosso pronunciava la sua seconda frase.Effettivamente il potere era cosa tanto effimera quanto appagante, ma rendeva la vita degli stolti così piacevole.E poi, bè, poi arrivava lei.A riprendere ciò che aveva ceduto,perchè la cupidigia era una cosa oscura e ciò che era scuro,buio, cattivo e malevolo era suo.Alla fine i Romani,le avevano ceduto ciò che lei aveva concesso.
La fine può arrivare senza preavviso o tardi.Illude i potenti che il loro ruolo non verrà mai perso.
Sembrava così certa come verità che non si poteva credere a nient'altro.ciò che si da, prima o poi, torna indietro. Nel Bene e nel Male.
Sviando lo sguardo dalla scultura, guardò l'abbigliamento che aveva.Era decisamente troppo rosso, non che non le piacesse ma voleva che un pò d'ombra le scivolasse addosso.Non aveva certo bisogno di privacy per quel breve cambio di colore.
Socchiuse gli occhi e il rosso divenne nero.Semplice, no?
Certe volte rimpiangeva i tempi in cui poteva vestirsi di pura ombra e magia.
Quei tempi doranno ritornare.
Un sorriso rivolse al rosso.Nient'altro.
 
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view post Posted on 3/2/2010, 22:39
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Il finire a parlare della fine di un popolo così potente come quello romano, del fatto che il potere logori in maniera così veemente e contemplare le macabre sculture di quel luogo erano cose che, sin a dieci minuti fa, non gli sfioravano neanche i pensieri più reconditi. Gaara rimaneva fimsso ed immobile ad osservare la donna, la quale sembrava padroneggiare benissimamente ogni argomento, come se fosse stata ella stessa presente agli avvenimenti da lei enunciati e come se fosse stata testimone di alcuni grandi cambiamenti storici. Quella donna emanava un alone di mistero e fascino altamente percepibile, già il fatto che si trovasse lì poteva lasciar trapelare diversi interrogativi. Il condottiero rimase ad ascoltare la sua replica alle sue precedenti parole. Era piacevole chiacchierare con lei, seppur sino a quel punto avevan fatto solo un celere scambio d'amichevoli battute, nulla di che. Non si erano neanche presentati, nessuno sapeva il nome dell'altro, ma qualcosa suggeriva al rosso che ben presto lo avrebbero fatto, se non in quel luogo, al castello magari. C'eran buone possibilità che, se si trovasse in quel luogo, prima fosse andata al castello ed avesse arricchito il numero di abitanti di quel luogo che sottostava, in parte, ai suoi ordini. Il ragazzo dalle iridi cerulee attese che la ragazza ebbe completato di parlare per poi intervenire.
- Ma in fin dei conti, in questo mondo bieco, cosa può aiutarci più di un'illusione?
Aggiunse con un sorriso dipinto sulle labbra, per poi assistere a qualcosa di particolare. L'abito di lei cambiò lentamente colore, passando da un rosso sangue, ad un color ancora più scuro. Nero notte. Era stata una cosa altamente strana, lui non si sorprese più di tanto, non ve n'era caso. In fin dei conti era abituato a vedere cose ancor più strabilianti. Questo atto andò a rivelargli ulteriori cose sulla donna, la quale, sicuramente, doveva essere in grado di praticare le arti magiche. Sicuramente se non fosse stata ancora al castello, egli glielo avrebbe suggerito. Serviva ogni aiuto possibile in quel luogo. Dopo un paio di secondi, spesi per meglio mirare il nuovo vestito, cangiato solo nel colore, di lei, fissò lo sguardo negli occhi della rossa.
- Complimenti. Siete in grado di praticare la magia mia cara Dama Rossa di Nero vestita.
Terminò lui. Aveva deciso di chiamarla in questo modo visto che non si eran ancora presentati. Ciò poteva essere una cosa positiva, dato che un nome non è altamente necessario in situazioni del genere. Cos'è il nome, alla fine dei conti? E' solo un assimilazione di suoni, messi insieme per meglio identificare un individuo. Possiamo farne a meno senza troppi fronzoli. Gaara attese in silenzio le parole di lei a quelle parole. Si chiedeva, comunque, se avesse già fatto visita al castello, magari, dopo, glielo avrebbe chiesto.
 
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view post Posted on 3/2/2010, 23:39
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« Se una donna brutta riesce a farsi amare non può essere che perdutamente; perché bisogna che ciò avvenga o per una strana debolezza dell'innamorato, o per attrattive più recondite e invincibili della bellezza. »



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Dal come la guardava, era certa che si stesse chiedendo chi lei fosse.Probabilmente quello che stavo dicendo stava portando a un discorso totalmente diverso da ciò per cui si trovassero in questo lugubre,quanto meraviglioso, luogo.Chi per un morto,chi per altro.
L'illusione di sapere ciò che si fa,no?
Alla precedente dichiarazione si era resa conto che l'uomo che aveva davanti, poteva forse sospettare una sua presenza in tempi più o meno remoti.Ciò era male,non poteva permettersi tanto.
Questo ero l'unico dei suoi problemi.Trattenersi.Ma come avrebbe potuto trattenersi dall'esprimere i suoi pensieri.Sarebbe stato come rinchiudere in gabbia un uccello raro,che ha come unico scopo nella vita il volo.Bè forse era un'immagine un pò troppo "poetica", ma per lei, rendeva.
Chiamatemi pure Andais.
Disse alzandosi lentamente dal gradino su cui era seduta.Gli prese la mano e ne baciò il dorso.
Forse era un gesto che doveva essere convenzionale se svolto dalla parte maschile, ma perchè privarsi di un divertimento come le faccie un pò sorprese che spesso seguivano quel gesto?
Dopotutto in questo modo aveva potuto sentire,brevemente, il sapore del rosso.
E' un mago..
Sorrise lentamente mentre rialzava il busto e lo sguardo.
Voi, invece, chi siete?
Una domanda che poteva avere molte risposte,ma di fatto ne voleva solo una.Un nome poteva indicare tutto e niente,ma in quel caso erano solo parole.
Per conoscere un uomo serviva ben più che il nome.
 
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view post Posted on 10/2/2010, 13:28
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Una leggera brezza sembrò attraversare quel desolato luogo, una brezza gelida, capace di intirizzire chiunque, provocandogli una sensazione assai spiacevole. Non sapeva a cosa imputare quel repentino cambio ambientale, non ci diede troppo peso, dato che svanì quasi subitamente, ma la cosa lo colpiì fortemente. Tanto che non rispose subitamente alle parole della donna dai capelli rossi, per questo la lasciò parlare. Alla fine il suo nome venne rivelato, si chiamava Andais, non ricollegò a nessuna cultura quel nome, almeno per ora, niente aveva stimolato la sua mente a ricordare, fece per presentarsi di risposta, ma ci fu una cosa che lo colpì e di molto anche. La giovane donna prese la di lui mano e attuò quello che in galanteria veniva definito: baciamano. Nulla di strano, se non fosse che questa è un'azione propria degli uomini ed è abbastanza insolito veder fare un tale gesto ad una donna nei confronti di un uomo. Rimase per un attimo sorpreso, salvo poi sorridere. Quella donna iniziava a stuzzicare la sua curiosità, sembrava esser capace di molte cose e, già l'aver visto il suo repentino cambio d'abito, seppur fosse un gesto assai normale in terre di magia, aveva attirato la sua attenzione nei confronti della donna. La vide poi riprendersi e porgli la domanda circa chi lui fosse, una domanda lecita, ma che non serviva spesso e volentieri ad identificare un individuo. Rimase per qualche istante con il sorriso ancora sulle labbra per poi rispondere.
Gaara, potete chiamarmi Gaara.
Disse con calma e pacatezza. Non aggiunse nulla riguardo al castello, non sapeva neanche se ella fosse andata in quel luogo, a dire il vero non sapeva nulla di quella persona ed invitarla in quel luogo sarebbe stato una cordiale indicazione, oppure sarebbe stato come portare una serpe nel proprio petto. Magari quella donna poteva far parte della cosiddetta Setta Nera, oppure no. Vi erano ancora mille e più interrogativi da dissipare, prima di poter anche solo accennare al castello.
- Per servirvi.
Proferì in maniera cordiale. Seppur potessero esserci svariati punti interrogativi, ciò non gli impediva di risultare galante e gentile nei confronti di quella donna. Poi, tacque. Lasciò a lei le redini del cosiddetto discorso. Non gli andava di impicciarsi per primo degli affari di lei, in situazioni del genere, con sconosciuti, gli piaceva ascoltare.

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Perdona l'immensio ritardo ;_;
 
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view post Posted on 10/2/2010, 22:37
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« Non si dovrebbe mai esser certi di niente (...) perché nulla merita certezza, e così si dovrebbe sempre mantenere nelle proprie convinzioni un elemento di dubbio e si dovrebbe essere in grado di agire con vigore malgrado il dubbio. »



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Gli piacque un pò la reazione del rosso.Anche se per un istante era come assorto nel 'sentire' un vago qualcosa che mutò repentinamente l'ambiente.L'aria era più fredda.Scosse impercettibilmente il capo socchiudendo gli occhi.
Non penso ti piacerebbe servivrmi.
Alzò un sopraciglio al pensiero.Ammirevole era la sua capacità di mutar umore e atteggiamenti Era indecisa, però, nello rispondergli con l'esatto suo pensiero.Avrebbe forse reso un'idea sbagliata di quella che avrebbe potuto dare?Magari con il sorriso avrebbe suggerito tutt'altra immagine di quella reale.
Non penso ti piacerebbe servirmi,Gaara.
Sorrise.Un sorriso che avrebbe potuto mandare sulla strada che i mortali chiamano "corteggiare". Non era mai riuscita a comprendere fino in fondo quest'usanza umana.Che gusto c'era nell'avere una sola persona per l'intera vita?
Ho visto poco di questa di terra.Un giardino troppo verde e una camera.
Scrollò le spalle leggermente senza saper come continuare.Era il più lungo discorso pronunciato da quando era in quel posto così fragile. L'uomo sembrava come abituato a quel posto,a suo agio seppur si trovasse in quel luogo di, meravigliosa e sublime, morte.
Nasci in queste terre?
Non voleva far vedere quanto si trovasse a suo agio tra le spoglie mortali di uomini che furono.Non ne era certa, ma non credeva che ai mortali piacesse chi vive nelle braccia della morte e del buio.
La cosa strane era che, in un certo senso, le sembrava utile in qualche maniera intrattenere dei rapporti con il ragazzo di fronte.Non per il grado di potere che emavana, ma per il grado di pensiero.Forse avrebbe potuto aiutarla a scoprire il nome degli uccisori di Pachour.
Con calma..
Sorrise, inclinando il capo di lato. Il ritratto della cortesia.

SPOILER (click to view)
Ti davo per ricercato u.ù comunque fa nulla Dolce Cuore u.ù
 
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view post Posted on 14/2/2010, 15:38
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Lo stare a sentire le varie parole che vengono pronunciate durante un discorso, speso e volentieri, è visto come spreco di tempo. Le persone cercano di velocizzare il tutto, riducendo le discusioni al minimo sindacale pur di non perdere tempo. Il tempo, questo ente astratto che sembra scarseggiare per molti di noi, i quali si affannano sempre, forse troppo spesso, per perseguire degli ideali e dei progetti fittizzi al massimo auspicabile. Udì tutte le parole pronunciate da lei e poi sul volto del rosso si dipinse un sorriso divertito, in seguito alla sua prima frase. Il fatto che non gli sarebbe piaciuto servirla lo stuzzicava, chissà cosa voleva dire. Quella donna, Andais, sfregolava la vena curiosa del ragazzo dalla zazzera cremisi, il quale continuò ad udire le die lei parole, udendo, compiaciuto, che aveva visto un grande giarino verde ed una stanza. Ciò voleva intendere, magari, che era già pervenuta al castello. Bene, ma anche male.. come mai? Semplice. Non s'era avveduto di un nuovo arrivo ed una persona come lui, diligente e pronta ad analizzare ogni nuova entrata, ciò rappresentava una sorta di piccolo rammarico.
- Il termine 'servire' può star ad indicare molte cose, Andais.
Tenette a precisare questo piccolo passaggio, per poi rispondere alla sua domanda. Era evidente che Gaara non fosse di quelle terre, non presentava i tratti somatici tipici delle persone di quel luogo e, inoltre, un ragazzo come lui era difficile da trovare in un santuario tanto tetro e macabro. I frequentanti di quel luogo dovevan essere ben altri, dediti a chissà quali oscuri culti e a quali oscuri intenti, cose che Gaara era andato lì per studiare e verificare, finendo per incontrare la stessa Andais. Notò il suo sorriso, emanava cordialità da tutti i pori quella donna, come se si stesse prefissando di essere e di comportarsi in un determinato modo e/o maniera. Rimase qualche istante fermo ad osservare il suo viso, per poi rispondere.
- No, vengo da molto lontano. Mi trovo in questi luoghi per motivi di studio ed affini. Voi, invece, come mai da queste parti? Siete, per caso, una nuova arrivata del.. Castello?
Titubò mezzo secondo sull'ultima parola, magari poteva essere solamente un qualche tipo di espediente, ma alla fine non vi diede tanto peso. La sua espressione cordiale sembrava averlo convinto della sua entità buona, o, per lo meno, non con intenzioni maligne, almeno per il momento. Chissà cosa frullava nella mente di quella donna. Gli dava l'impressione di essere una persona assai camaleontica.
 
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view post Posted on 14/2/2010, 18:51
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« Entra nel mio salotto - disse il ragno alla mosca.. »


Forse il giovane si era convinto che lei non fosse chissà quale pericolosa minaccia. Era un bene e, in un certo senso, un male. L'importante era che la credesse tale, non aveva la minima intenzione di uccidere nessuno.. Per il momento.
La frase del giovane uomo le strappò un sorriso originale, non aveva la minima idea di cosa volesse dire il servirla.
Forse dovrebbe capire che la servitù non è mai buona cosa.
Gli si avvicinò lentamente, colmando lo spazio che li separava in breve. Con un movimento sinuoso e decisio gli fu dinnanzi. Sembrava avesse avuto muscoli che i miseri mortali non possedevano e sognavano. Con quel movimento somigliava a un felino. Lo sguardo che aveva invece, dava l'impressione che si stesse domandando che sapore avesse. Nonostante avesse già avuto un "assaggio".
Gli fu talmente vicino che poté sentire il respiro del rosso sul suo viso.
Vorresti servirmi,Gaara? Vorresti provare sensazioni mai provate prima, mai conosciute, mai sentite?
La sua risposta fu quasi sussurrata, vicina al suo collo poté vedere il pulsare dell' arteria. Fu tentata di poggiare le labbra e mordere, ma resistette allontanandosi, di un poco con un sorriso che lasciava vedere la sua lasciva intenzione.
Si, il Castello. Sono arrivata da poco al servizio del re.
Re.. Lo disse con una certa riluttanza. Non si era mai detto che LEI servisse qualcuno, e per di più mortale. Ma le serviva che fosse così. Comunque
guardando Gaara più attentamente si rese conto che quella terra era popolata da mortali di vario tipo. Aveva incontrato un Kashita, un Pellegrino bianco e nell' unico posto a lei familiare, il Rosso.
Che sicuramente non era lì per celebrare qualcosa. Dal sapore della pelle le era sembrato un Mago, certo, ma forse elementare o bianco. Uno spreco, nonostante il sapore 'invitante' che emanava costantemente. Come una sorta di profumo..
Lo voglio..
Una decisione che le procurò un sorriso splendente. Lo aveva deciso e doveva diventare tale.
 
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