ABSOLLa notte era buia e silenziosa. Tutto intorno sembrava vuoto e insignificante. Nulla era importante in quel momento. Solo la vendetta.
Absol aveva cercato di raggiungere il vampiro. Le sue gambe iniziarono a cedere per lo sforzo. Le goccie di sudore le imperlavano la fronte. Solo poi si rese conto che il vampiro era sparito. Non aveva lasciato tracce da nessuna parte. La ragazza ripensava al volto maligno del vampiro che si gustava la scena della morte del giovane Tom.
Tom. Tutto quello che le rimaneva le era stato strappato, tutta la sua vita era volata via come un granello di polvere che viaggia cullato dal vento.
Quando Absol si fermò, si sentì insignificante, come quel granello fluttuante. Capì che aveva fallito. Aveva fallito miseramente. Non era riuscita a uccidere il vampiro e non era riuscita a vendicare il suo amore. L'amore della sua vita. L'amore che con facilità le è stato negato, dopo tanto tempo che lei lo aveva cercato.
Dopo alcuni minuti si accorse che non era in piedi: era ranicchiata a terra, le ginocchia strette al petto. Gli occhi erano appannati dalle lacrime, ma a lei non importava più nulla.
Che senso aveva continuare a vivere ancora, se tutto quello per cui aveva lottato e sputato sangue ora non c'era più? Tutto quello che Absol aveva costruito si era dissolto, simile ad una nuvola di fumo. Nuvola di fumo nera. Nera come la chioma del vampiro.
Si mise in ginocchio, continuando a guardare il terreno coperto di foglie.
E adesso che faccio?Lentamente si alzò. Continuò a camminare per la foresta, cercando una via d'uscita, che non trovò. Si era persa. Cominciò a correre senza una meta, nella speranza di trovare uno spiraglio. Si fermò invece vicino ad una cascata, cosciente del fatto che ci avrebbe messo giorni per tornare indietro.